mercoledì 25 giugno 2014

dolore

Si soffre per così tante cose che alle volte perdi il conto delle cose per cui devi soffrire: l’amore disperato e quello che non è perfetto, l’orgoglio, la dignità, un amico che ti tradisce “o che magari tradisci tu” [cit. Jovanotti], il lavoro se c’è o se non c’è, la salute se c’è o se non c’è, il tempo che passa e non c’è nulla da fare, la morte degli altri, il fatto che poi si ride uguale, la morte tua se ci pensi, il pensiero che domani è un altro giorno ma uguale. C’è pure chi soffre di non soffrire per nulla, non riesce a sentire nulla, e dice di provare dolore per sentirsi un po' più simile agli altri, perché chi soffre è più bello. Ne conosco tanti così. Si nascondono in mezzo agli altri, e sono così bravi a recitare che spesso si fa fatica a riconoscerli.

lunedì 23 giugno 2014

il portatore d'acqua

Oggi in posta, mentre facciamo la fila, il duca mi parla di Paoluccio, scampato all’epatite da piccolo, senza famiglia, scappato dai monaci che ne hanno abusato, poi venuto a vivere in paese. Si arrangiava facendo il portatore d’acqua. All’epoca non c’era l’acqua corrente nel borgo e lui si caricava un grosso recipiente sulle spalle e la portava nelle case. Era povero, solo, vestito male. Era analfabeta, eppure l’aveva toccato la poesia. I pochi soldi che metteva da parte li investiva nell’edizione a fascicoli della Divina Commedia illustrata da Doré. Se la studiava per ore, accarezzandone le pagine con gli occhi, poi la sera, dopo il lavoro, la portava al duca e ad altri vecchi e se la faceva leggere a voce alta. “Quante cose che ci sono nel mondo!” diceva, scoppiando in lacrime ogni volta, e si consolava così, d’essere non un ramo storto sulla terra, ma parte di una grandezza tale, che c’era bisogno anche di lui perché fosse completa.

domenica 22 giugno 2014

tutto l'amore da non dire...

Tutto l’amore da non dire
l'ho messo da parte
per un’ora – per scoprire
come declina,
come ci coniuga:
io ti bacio
tu mi baci
noi ci baciamo. Adesso.

sabato 21 giugno 2014

scrivere è come pisciare

le dico. Niente mi viene più facile
centrare ogni istante nel buco
e inchiodarlo alla vita.
Sei un Bukowski dei poveri dice
per tirarsela un poco
anche lei. Smettila cristo
di schizzarmi le scarpe. – Anche questa
è poesia.

venerdì 20 giugno 2014

ti scrive così...

Ti scrive così
per sentirti più sua
sulla lingua – che non sa
che tu sola conosci
come il codice del cuore
più segreto
quando dice ti amo – uno straniero
uno scrittore.

lunedì 16 giugno 2014

la canzone del giovane zingaro

Guarda: sotto l’arco celeste
passeggia libera la Luna;
su tutta la natura al suo passaggio
riversa il suo splendore.
Chi indicherà verso il cielo
dicendo: fermati ora!
Chi dirà al suo cuore di ragazza:
ama uno solo, non cambiare!
Chi indicherà verso il cielo
dicendo: fermati ora!
Chi dirà al suo cuore di ragazza:
non cambiare, amane uno solo!

(Puskin)

venerdì 13 giugno 2014

anniversario 3

fare lillo

Ho fatto un sogno. Aiutavo mio fratello a espiantare un albero in giardino. Fra le radici dell'albero ho trovato un vinile, sepolto lì da chissà quanto ma tutto intero, per nulla rovinato dall'umidità del terriccio. Aveva la copertina color seppia, su cui si intravedeva, sotto il titolo, l'ombra di un nero che teneva sulle ginocchia la sua tromba. Titolo del disco: FARE LILLO; autore: Shephan Rove; tracce: tre, questi i titoli: 1) Un ragtime nella foresta infernale; 2) Lucertole preistoriche; 3) Pernacchio, ovvero una riscrittura di Satisfaction per toglierle qualsiasi traccia di bianchitudine dal suono. Anche il cielo era color seppia, oppure verdone brillante come i rami, perché rifletteva il mondo intorno. Grosse lucertole (quasi preistoriche) correvano per il giardino. Poi la tromba ha cominciato a suonare e l’albero mi ha chiesto, in cambio del vinile, di potersene restare lì dov’era. Per nostra sfortuna il sogno è finito, e mi resta la nostalgia di sapere tutto di quel disco senz’averlo mai ascoltato.

giovedì 12 giugno 2014

anniversario 2

It was 20 years ago today che conosco Lou Reed. Prima dei Beatles, prima di Dylan e Neil Young, di Patti Smith, di Leonard Cohen, di Ciampi e De Gregori. Primo amore assoluto. Vent'anni è qualcosa di più di un'amicizia, è quasi un matrimonio. Me lo ricordo bene: una raccolta di pezzi suoi allegata a una rivista, copertina rossa, pezzi preferiti (dell'epoca): Berlin e Kill your sons. Poi sarebbero venuti tutti gli altri, dalla Banana a Magic and Loss. Vent'anni è un sacco di tempo, porcaccia miseria. Il tempo non dà tregua. Stasera La7 trasmette Quel che resta del giorno. Appunto. Domani è Sant'Antonio (votantonio! votantonio!), un anno esatto dalla morte di mio nonno. Sapete cosa faccio? Mi stacco dal pc e vado a farmi un giro. Per oggi non ci voglio più pensare. Domani è un altro giorno.

sabato 7 giugno 2014

poesia nata morta...

Poesia nata morta
quella in cui non sei
o non sei più
o non è stata briciola
di te
che un giorno, speranza
saresti ritornata.

venerdì 6 giugno 2014

guerra fra i mondi

Non si può capire l'ultimo Tonino Guerra se non si fa esperienza del teatro d'opera russo e della letteratura popolare di quel paese. Più ascolto le opere che sta studiando mio fratello e più me ne convinco. In questo senso la sua scrittura, persa fra tradizione dialettale di Sant'Arcangelo di Romagna, linguaggio cinematografico della seconda metà del '900 (l'assoluta avanguardia artistica) e favola russa, è un caso a parte di ibrido transnazionale, una lingua che ha fortissime radici ma senza vera patria, praticamente l'Europa così come ci dicono che dovrebbe essere.

chi vuole può...

Chi vuole può
mi dice lei, dolcissima.
Ma io so
per esperienza o sfiducia
che nulla si può contro la vita.
Se viene viene
se non viene no.

mercoledì 4 giugno 2014

tre poesie di erri de luca

TESSERA

Il nome che porto come lo zaino del contrabbandiere
è di uno zio, lui Harry, Erri io.
Nell’estate del sessantasei volevo diventare
il legno di faggio di una sedia a sdraio
dove posava il corpo illuminato a gocce la ragazza.
Sono stato il due di spade e il niente di denari,
operaio salariato e anche gratuito.
Sono stato un lardo di malaria,
dieci chili deposti a scolare su branda,
un odore di gomma nelle ascelle,
sette gradi di là dell’equatore e quarantuno in corpo.
Lì denunciai un serpente verde sotto una pietra,
l’hanno ucciso. Non ho avuto figli.
Per complimento una donna mi ha detto: che bel sangue ti esce.
Era rosso, rissoso, con le bollicine, ubriacato di ossigeno.
Amo il la minore in musica, lo strapiombo in parete.
Di tutta la macchina d’amore ho preferito i baci,
il primo, quello dopo, qualche altro non contato.
Molti amici in prigioni e negli esili
scontano il Novecento anche per me.
Nell’orecchio è rimasto qualche sparo vicino.
Alla mano basta una sera per dimenticare,
al resto di me no.


DA NOI

Da noi non si pronuncia l’ultima vocale,
le parole restano sospese.
L’inverno è viern, il resto è la stagione.
Prima e dopo sono primm’ e dopp’,
hanno più carne e ossa del presente, che è solamente:
mò.
L’ammor’ nuosto è piu tosto di amore,
più svergognata ‘a famm’ della fame,
i soldi sono ‘e sord’, il soldato ‘ o surdat’,
più sordo che assoldato.
Da noi il “c’è” non c’è, però ci sta.
Nessuno ha, però ci sta chi tiene.
Da noi non piove: chiove. La pioggia non infradicia
ma ‘nfràceta’, marcisce.
Il sangue è ‘o sang’ e vale meno di un bicchiere
d’acqua.
Da noi se devi andartene, fai che sei già partito,
pure prima di adesso, primm’ ‘e mò.
Teniamo il verbo più veloce del mondo, andare: i’.
Se te ne devi andare, t’n’ ia i’.


IO TE VURRIA VASA’

“Io te vurrìa vasa’”, sospira la canzone
ma prima e più di questo io ti vorrei bastare,
io te vurrìa abbasta’,
come la gola al canto come il coltello al pane
come la fede al santo io ti vorrei bastare.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei bastare,
io te vurrìa abbasta’.
“Io te vurrìa vasa’”, insiste la canzone
ma un po’ meno di questo io ti vorrei mancare
io te vurrìa manca’,
più del fiato in salita
più di neve a Natale
di benda su ferita
più di farina e sale.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei mancare,
io te vurrìa manca’.