lunedì 4 maggio 2015

a una fessa (versione definitiva)

1. Merda

Ci sono donne leggere
talmente leggere che rasentano
il vuoto: pronta a prendere il volo
tu stai con loro.
In te sta il mio cuore annidato
disperato e pigolante implora a nutrimento
i vermi che gli avanzi come esche
o meglio ancora il guano che riversi
sulle teste dei tuoi amanti
(io sto con loro
allocchi o tordi ringalluzziti)
ogni volta che sul mondo ti sollevi
con grazia naturale. Lordi
di te della tua merda: loro
cantano le tue lodi al Signore.

2. Grazia

Grazia tua magnifica di donna
che preda di lussuria
ti fingi ragazzina nel piacere
e arrossisci sulle guance sculacciate.
Grazia tua leggera di passione
di passera o piccione che si bagna.
Grazia di giovane pollastra
generosa tutta cuore e rinomata.
Grazia d’esperta quaglia
o di fagiana imbellettata
apparecchiata sulla lingua e pronta
prim’ancora che tu dica
grazia di fringuella spalancata
da leccarsi baffi e dita.
Grazia di fava umida e salata.
Grazia di fregna che disseta e sfebbra.
Grazia celebrata sull’altare a pane e vino.
Grazia micidiale di zoccola vestita a festa.
Grazia indirizzata ad altro uccello
ad altra ciola che sorpassa in cielo.
Grazia surreale di tagliola. Potta.
Volgarmente di spaccazza fessa
di patonza grazia che ti strazia
nelle carni che ti stana nel tuo amore.
Grazia che ti rode che ti scava.
Grazia che ti chiava o non ti chiava.
Grazia più di sorca che di cuore
belva tutta nera di pelliccia
selva inferno: guaio senza uscita.
Grazia pisciatora e calamita.
Grazia tutta liscia e depilata. Pesca
e pesce fresco di giornata.
Grazia micia gonfia di burrata.
Grazia di gran porca e di giaguara.
Grazia che divora senza scampo.
Grazia dolcissima e infettiva
che smanetti senza guanto.
Grazia poi di prugna che si caca
e poi si perde nel rimpianto.
Grazia di grandissima baldracca mito
d’alata vacca o umanissima puttana.
Grazia ubriacante che fermenta
l’uva l’uva passa e la patata.
Grazia elementare ma tremenda
di fica rossa rosso sangue
fonte di peccato che consuma
ogni salvezza ogni perdono.
Grazia pavoncella mia di sgravo
e di tormento. Rotacismo. Inciampo.
Grilletto mio parlante e confidente.
Parolina tutta cosce
mette l’ali alla poesia.
Grazia ostia ragnatela e nebbia.
Bussola da naso. Quero sul mustazzo.
Grazia che congiura per averti
appena il tempo di venire e poi svanire
in tutta fretta. Mio sollazzo.
Grazia tua notturna di civetta. Strega
che se viene ruba tutto: il sonno gli anni
l’avvenire. La più non mia illibata
giovinezza. Fiore. Sprazzo.

2 commenti:

marian. ha detto...

minchia...che (s)graziata poesia! tutto finisce nella grazia del triangolo nero alla fine...
tosta!

lillo ha detto...

work in progress... non è finita. ci sto ancora lavorando. è tosta sì! :)