venerdì 5 giugno 2015

qualcosa in comune

"I sodomiti devono essere fatti precipitare dal punto più alto della città, e poi lapidati fino alla morte" ha detto ieri un tribunale jihadista a un pover'uomo condannato a morte perché omosessuale. L'uomo è stato, per l'appunto, gettato da un palazzo e poi lapidato, poi fotografato come esempio. Questo perché ai Jihad manca il dono dell'astrazione, e se nel Corano ci fosse scritto che sulla Luna ci pascolano le mucche viola, loro crederebbero per davvero che un giorno saliranno sulla luna a bersi il latte viola della Milka. Ecco perché nei paesi fondamentalisti la lettura di quasi tutti i libri è sempre osteggiata, perché leggere tanto porta inevitabilmente alla capacità di astrarne i contenuti, di coglierne le sfumature, l'intima poesia, il senso nascosto. Invece, il problema delle religioni, di tutte le religioni, non sono le regole scritte da chi le ha sognate con le migliori intenzioni, né i libri sacri in cui tali parole sono contenute, e nemmeno chi le cerca perché sente un vuoto nella vita da colmare, ma la mancanza di fantasia di chi le interpreta (anche per te) senza metterci un briciolo di cuore, solo con gli occhi, chi legge CASA e pensa a un EDIFICIO senza riuscire nemmeno a immaginare una FAMIGLIA che la abita. Quelle persone lì qualcuno le chiama integralisti, qualcun altro bigotti. I bigotti sono dovunque, tutti uguali, di qualsiasi religione o paese siano. Jihad ha i suoi bigotti senza nome, noi abbiamo i nostri Giovanardi, Salvini, Meloni, Santanché. Abbiamo qualcosa in comune, dunque, con l'Isis. Non leggiamo i libri, non diamo peso alle parole. Discriminiamo con rabbia chi non vive o pensa come noi, come se fosse il Male. E quanto agli omosessuali, beh, noi non li buttiamo giù dal tetto, li lapidiamo e basta. Non servono nemmeno le pietre per questo, basta uno sputo.

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