domenica 31 gennaio 2016

illusioni poetiche

Che fine ha fatto Antonio Bassano, lo ricordo
l’ultima volta alla fiera del libro, nero nel suo
eskimo da guerra, nell’anonimato senza scampo
dei poeti. Andavamo in cerca di fortuna, e
trovavamo Angiuli, Alborghetti, Oldani, cui
confidavano i nostri primi balbettii. Mi scriveva poi
della raccolta che nasceva con fatica
dalle pieghe del lavoro, sempre puntuale alle dieci
e un quarto la sera, quando sedeva in cucina da solo
e rievocava fra le briciole di pane il profumo
inconfondibile del tempo e dell’onda di Hokusai.
Lo ricordo distrutto dall’amore, ormai perduto
nel silenzio della stanza, poeta di postumo
successo per un libro ormai dimenticato, quando
l’ultima parola è detta e non ancora pronunciata.
Me lo immagino, dopo il trasloco, preda dei suoi orari
e delle sue visioni senza sfogo, la corsa ogni mattina
al tram, il ticchettio dell’orologio, il piacere solitario
del silenzio fino a tarda notte, e poi l’osservazione
dei vicini, dal palazzo di fronte, per tornare a casa.

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