giovedì 30 giugno 2016

chiudersi le orecchie

La verità che si nasconde dietro l’ostinazione con cui la nostra specie si aggrappa all’immaturità è molto più triste. Non ha a che fare con la riluttanza dell’uomo a guardare in faccia la morte, bensì con la sua propensione a chiudersi le orecchie per non sentire parlare della vita. Ma l’innocenza è l’ultima cosa che si possa prolungare naturaliter. Ecco perché i poeti – soprattutto quelli che sono durati a lungo – devono essere letti nella loro interezza, non attraverso brani scelti. L’inizio ha un senso solo in quanto c’è una fine. Perché i poeti, a differenza dei narratori, ci dicono tutta la storia: non soltanto in termini di esperienze che hanno vissuto e di sentimenti che hanno provato, bensì – ed è questo l’aspetto per noi più pertinente – in termini di linguaggio, attraverso le parole che essi decidono di scegliere. 

[Iosif Brodskij, Per compiacere un’ombra, trad. Gilberto Forti, in Fuga da Bisanzio, pag. 130, Adelphi 1986]

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