giovedì 29 dicembre 2016

81

Nella città su cui governa la Principessa Sanguinaria, tutti gli uomini, una volta o l’altra, si innamorano della Principessa, e si presentano a corte per chiederla in moglie. Ella non dice mai di no, ma propone all’uomo che la chiede in moglie un quesito: qualche volta è complicato, qualche volta è semplice, proprio un quesito da scuola elementare. In ogni caso, il corteggiatore farà inevitabilmente un errore, forse un errore irrilevante, ma che non sfuggirà mai alla Principessa, e il corteggiatore verrà ucciso. Il giorno dopo si presenterà un nuovo candidato, e non avrà sorte diversa. In realtà, la Principessa è donna delicata, affettuosa, che niente di meglio desidererebbe che sposare un giovane senza casato né fortuna, e abbandonare quel suo terribile compito, giacché solo di un compito impostole si tratta. Infatti, la Principessa deve ubbidire ad un Re Sanguinario, che le suggerisce i quesiti, ne esamina la soluzione e le indica l’inevitabile errore, e insieme le comanda di procedere a giustiziare il temerario corteggiatore. Ma il Re Sanguinario a sua volta maledice il suo tristo compito, e nulla di meglio desidererebbe che leggere i classici, viaggiare in cerca di cattedrali antiche, e libri dimenticati dagli uomini. Non vorrebbe uccidere nessuno, e non di rado piange assieme alla sua cara Principessa, ma egli deve ubbidire all’Imperatore Sanguinario. Costui ogni settimana convoca il Re, e gli chiede quanti sono stati uccisi, e in che modo; e quando il Re gli descrive la sorte terribile di quei giovani incauti, egli ascolta assentendo, come se le cose andassero proprio nel modo che desidera, e alla fine si congratula con il Re, che in cuor suo si strappa i capelli e maledice se stesso e l’Imperatore. In realtà, l’Imperatore è un omaccione che ama la caccia, i buoni e grassi cibi, il vino e le cantate dopo cena; gioca con cani e gatti, e ci tiene ad essere generoso con i poveri; ma anch’egli deve ubbidire. Ogni mese egli lascia il castello e si reca in mezzo ai monti, davanti ad una caverna in cui non osa entrare; ma, fermo sulla soglia, racconta a voce alta quanta gente è stata uccisa e dove e come. Dall’interno una voce risponde con ringhi e mugghi, e potrebbe anche essere la voce di un drago, o di un vulcano, o di un fantasma. Stranamente, quella voce si placa in una sorta di mormorio, che ha in sé qualcosa di benevolo. Allora l’Imperatore si avvolge nel suo manto, e si incammina di nuovo verso il castello, chiedendosi a chi mai egli ubbidisca, se demonio o dio, o se quello stesso cui obbedisce sia un demonio che ubbidisce ad un dio, o dio fatto schiavo dal demonio. 

[Giorgio Manganelli, Centuria, Adelphi 2013]

tutti i giorni

Tutti i giorni lo raggiunge in treno dal paese vicino. Arriva lì la mattina presto e percorre la strada sul lato in ombra per infilarsi nel suo palazzo. Restano insieme per tutta la mattina, perduti in un amore che ha confuso il giorno con la notte. Lui è sposato ma senza un lavoro e approfittano delle ore di assenza della moglie impiegata per stringersi sul divano-letto degli ospiti e poi in cucina, dove lei gli prepara i piatti semplici della loro terra. Sono due stranieri e sentono in questo modo di lenire le proprie solitudini, in una sorta di rapina degli spazi altrui perpetrata nel disinteresse comune. I vicini, quando la vedono passare, la confondono con la badante del vecchio all’ultimo piano, anch’esso abbandonato dai figli.

martedì 27 dicembre 2016

piccola storia editoriale di fine anno

C’è un autore che manda un manoscritto a un piccolo editore che non ha mai tempo, dicendogli di leggerlo in frettissima perché ha già un’altra offerta editoriale da valutare e non c’è tempo da perdere. L’editore gli risponde: “Ma guarda, i nostri tempi di lettura sono quelli. Se hai già una offerta, pubblica con loro. Perché aspettare?” Ma l’autore gli risponde: “No, no, voi siete bravi, aspetto perché ci tengo a sapere se siete interessati”. L’editore, anche se non ha tempo, ritaglia del tempo al suo tempo per leggerlo e trova che non ci sia nulla di abbastanza originale in quella raccolta da fargli scattare una scintilla, così gli risponde con tatto: “Grazie davvero per la considerazione, ma non siamo interessati. Però ti auguriamo ogni fortuna per il tuo libro”. E l’autore gli risponde: “Non vi preoccupate, tanto avevo già firmato con l’altro editore. Ero solo curioso di sapere cosa ne pensavate anche voi”.

lunedì 26 dicembre 2016

l'impronta dell'editore

«La mia proposta è che agli editori si chieda sempre il minimo, ma con durezza. E qual è questo minimo irrinunciabile? Che l'editore provi piacere a leggere i libri che pubblica». Roberto Calasso, L'impronta dell'Editore, Adelphi 2013.
Leggendo questo passaggio mi sono chiesto se Calasso provi piacere a rileggersi. L'impronta dell'Editore è un libro che mi sono regalato a Natale dopo anni di titubanza e devo dire che, a parte alcuni passaggi brillantissimi, è di una noia mortale. 12 euro buttate. Detto questo Adelphi resta la migliore, come Calasso ci ripete per circa metà del suo libro, e noi gli crediamo.

115° sogno di antonio lillo

Parto per l’America con la mia valigia di cartone per cercare un indirizzo dove ha vissuto Julio Cortázar. Trovo invece il giovane Bob Dylan che si esibisce nelle Università. Lo avvicino pieno di un’ammirazione che lui ancora non comprende, mi fa uno scarabocchio sul quaderno che dovrebbe essere un autografo e parliamo di equilibrio, che manca a entrambi. Alla fine, mentre ci lasciamo, mi chiede: “Ehi c’è figa dalle tue parti? Perché se no, la prossima volta, vengo a trovarti io”. Tradotto: ti farò entrare nei mei sogni se tu mi farai entrare nei tuoi.

sabato 24 dicembre 2016

mai direttamente

Mai direttamente le faceva dei complimenti. Anzi ostentava indifferenza e blando interesse. E invece scattava in lui qualcosa di struggente ogni volta che sua moglie usciva dalla stanza, qualsiasi stanza, per brevi assenze. Era impossibile non guardarla con uno scatto sentimentale che lei, essendo ormai di spalle, non poteva vedere. A volte, ma raramente, per quella sensazione che capita di avvertire quando si è osservati segretamente, la moglie si girava all’improvviso ma lui riusciva a spostare gli occhi verso altri interessi manifestando subito segni di fastidio. Neanche a letto i gesti abituali dell’amore avevano una preparazione di parole o di sguardi carichi di un qualche languore. Così lei cominciò a sentire desiderio di tenerezze e di complimenti che non riceveva nelle stanze familiari. E trovò un avvocato che la riempì di parole col quale non arrivò mai all’atto sessuale vero e proprio tanto erano pieni entrambi di lunghi sguardi languidi e di un parlare carico di smisurata ammirazione.

(Tonino Guerra, da Il polverone)

venerdì 23 dicembre 2016

natale e torna l'ansia migratrice...

Natale e torna l’ansia migratrice
nelle occhiaie, venuta a rannicchiarsi
contro il gelo. Lo guardo
lui l’immagine di me, il gemello
e un poco compatisco: «Guarda là
che brutta cera terminale.
Dovresti smettere di preoccuparti.
Magari un poco soffocarti nel sonno».
Ma non posso. Come stanotte
che stringevo nelle mani le mie mani
e quasi si spezzavano le dita
a forza di costringere il mio nulla.

giovedì 22 dicembre 2016

ponti

Leggo tanti che si lamentano dell'italiano scritto coi piedi qui sui social, ma devo dire che forse più che quello a me fa orrore l'altro, l'italiano standardizzato che parlano gli altri, quelli che lo imparano a scuola e non hanno mai una scintilla di genio o di meraviglia mentre scrivono, un attimo di illuminazione nella parola, che Ungaretti descriveva come "scavata nella mia vita come un abisso". Questa gente che parla nella stessa maniera da sempre, che si ricicla all'infinito senza mai provare a giocarci con le parole, senza provarle mai in bocca, senza modulare una frase per inseguire un suono, una emozione, senza provare l'emozione dell'errore e stanno sempre lì a rimproverarti per ogni refuso come se fosse una colpa, un attentato alla lingua mentre si perdono la possibilità di esplorare nuove direzioni, mi fanno paura. Sono i controllori della morte della lingua quelli, gente senza ali e senza fantasia che Gadda, da buon ingegnere, disprezzava con tutte le sue forze mentre progettava ponti spericolati lanciati sopra il tempo.

lunedì 19 dicembre 2016

ritorno sul mar secco

Sono tornato sulle rive del Mar Secco. Come per rifugiarmi, dopo un brusco risveglio, in un luogo accogliente e sicuro, all’asciutto. Cammino lungo la spiaggia di polvere d’ossa che scricchiola come semplice ghiaia sotto i miei passi e mi guardo intorno cercando l’ombra di Cechov per confrontarmi ancora con lui, confidargli le mie tribolazioni, averne un conforto o una parola che mi chiarisca il significato di certi passaggi oscuri nei miei stessi sogni. Ma non c’è traccia del suo profilo che sia riconoscibile al mondo. 
Giungo così alla panchina dove già una volta eravamo seduti insieme, guardando verso il mare vuoto. Sedendomi al suo posto, indirizzando il mio sguardo nella stessa direzione del suo di quel nostro incontro, finalmente la vedo: una rosa di fuoco avvolta dalle acque purissime del Secco che dalle acque sembra rigenerarsi come Cielo. Contemplandola, dimentico ogni mio pensiero.

(E con questo ho finito il mio libro dei sogni. Mo lo rileggo e per i miei 40 anni lo regalo in pdf scaricabile dal sito di Pietre Vive a chiunque se lo voglia leggere).

domenica 18 dicembre 2016

spoiler di guerra

Ho letto un libro bello, di forte sapore onirico, I cento uccelli di Tonino Guerra. È diviso in tre parti ben distinte, brevissime, dalle atmosfere rarefatte, ma assai raffinato nella struttura. Nella prima parte un uomo si aggira alla ricerca della moglie scomparsa per una Roma lussureggiante e africana (molto simile per certi aspetti a quella della Grande Bellezza di Sorrentino), prima in compagnia di una donna, poi di altri strani personaggi, fino a scordarsi egli stesso della moglie (che vi ricorda? A me L’avventura di Antonioni, di cui Guerra fu uno degli sceneggiatori). Alla fine della prima parte l’uomo ritrova la moglie che però, anche se identica, non gli pare più la stessa donna che aveva sposato, fa l’amore con lei ma non la riconosce, addirittura sospetta abbia una seconda vita. La donna scompare di nuovo, senza troppo rumore. Nella seconda parte del romanzo l’uomo decide di allontanarsi da Roma per recarsi nel suo luogo di origine, un paesino del centro Italia devastato dal terremoto, in cui comincia a convivere con un vecchio pazzo che gli ricorda suo padre, un mendicante sopravvissuto al crollo che si aggira fra le macerie come un primitivo, e che assiste nelle ultime ore fino a ritrovare nella sua morte una sorta di epifania che trasformerà anche lui in una nuova persona. Nell’ultima parte del romanzo c’è uno slittamento del punto di vista. Parla un investigatore privato (che a me ha fatto pensare tantissimo al protagonista di Pulp di Bukowski con qualcosa del Gorilla di Dazieri) che rivela come l’uomo lo paghi fin dall’inizio per farsi seguire, in quanto ha paura di scomparire perdendosi nei meandri della propria mente. L’investigatore lo tiene d’occhio, registrando persino gli incontri casuali o finto casuali con questa donna che non si capisce se sia sua moglie o meno, fino ad assistere alla morte apparente dell’uomo. Il tutto in un libriccino lungo circa 80 pagine che ci rammentano di un Tonino Guerra romano, di quando ancora scriveva per il cinema e il periodo rurale di “l’ottimismo è il profumo della vita” era cosa lontanissima. Prefazione di Italo Calvino. Ve l’ho raccontato tutto, facendone lo spoiler, perché dubito che qualcuno a parte me se lo compri, e almeno così sapete che questo libro è esistito.

venerdì 16 dicembre 2016

vecchi amanti

Forse il Tondelli che più ho amato è quello di Altri Libertini, di cui conservo una copia semidistrutta a furia di rileggerla in uno scaffale "degli affetti" dove tengo i libri che più mi hanno influenzato. Non si direbbe oggi ma quello e Un weekend postmoderno per me sono stati importantissimi. Il primo che ho letto, però, è stato Camere separate (un prestito di Dania che mi disse: dovevate incontrarvi prima o poi). Lo leggevo, questo libro così denso, e mi dicevo: ma ci si può mettere così a nudo nella scrittura? Poi ci ho provato per anni a denudarmi allo stesso modo, a togliermi la pelle di dosso per vedere di che colore fosse la mia stessa carne infetta. L'ho fatto coi miei poveri mezzi, ma Tondelli ha avuto la sua importanza in quel cammino. Si comincia a scrivere per imitazione, lo stesso Tondelli cominciò a scrivere questo libro influenzato da Ingebor Bachmann se non ricordo male. E poi, a furia di scrivere e di scriversi si trova una propria strada personale. E allontanandoti da loro, a volte quelli che leggevi non riesci più a capirli, o a sentirli come li sentivi un tempo. Qualcuno ti viene a noia, qualcuno lo ripudi, oppure rimanete amici o resta lì a guardarti da lontano come fa un maestro. Proprio come succede con alcuni vecchi amanti. Qualcuno ti resta nel cuore, e ogni tanto torna a bussare per chiederti di te, di chi sei diventato nel frattempo, anche se sa che difficilmente potrete ritrovarvi.

giovedì 15 dicembre 2016

poesia in bignami


Michele Mari mi sta simpatico, lo confesso, anche se non è il mio autore italiano preferito, diciamo così (mi piace meno di Siti ma molto più di Moresco). Condivido con lui il giudizio sui postmoderni americani (Foster Wallace, De Lillo, Pynchon): illeggibili. E anche io come lui preferisco Steinbeck a Faulkner, anche se i miei miti (non solo miei) continuano a essere Salinger, Hemingway e Fitzgerald. Però allo stesso modo, proprio come lui, ritengo Cento poesie d'amore a Ladyhawke un libro minore, non solo fra i suoi (per quanto sia il suo più venduto, 20.000 copie circa), ma anche come libro di poesia. E il fatto che venda più di De Angelis (1.000 copie circa a libro), a parte che De Angelis è il corrispettivo italiano di De Lillo, succede perché il suo è un libro di poesia in bignami. Bellino, abbastanza profondo da non doverti vergognare di leggerlo o di citarlo, ma anche abbastanza semplice da non metterti mai in difficoltà, da non porti domande. Lui però lo riconosce per primo, e di questo gli devo rendere merito.

mercoledì 14 dicembre 2016

non è una lavatrice

Preferisco l'editoria a pagamento ai concorsi a pagamento. La prima alla fine, se fatta bene, è un lavoro basato sullo scambio. Ma i secondi che sono? Un tiro alla roulette? Sgancia 20 euro di iscrizione, o di spese di segreteria, e poi se ti va bene forse vinci. Io sarò ottuso ma la vedo così: se non puoi farlo non lo fare. Se puoi farlo ma hai poco da dare, dai quello che puoi, sarà apprezzato il tuo impegno. Io faccio così, almeno. Offro la pubblicazione, dono il mio tempo. Se ti va bene ok, ma se vuoi guadagnarci dei soldi dalla poesia forse fai prima a zappare la terra. Ci sono alcuni concorsi che grattano il nome dei poeti morti. Altri che si agganciano a testimonial di eccezione. Alda Merini docet, ma non solo. Sono grandissimi poeti, chi lo nega? Ma per me non ci guadagnano una briciola di dignità in più mettendo la faccia ai concorsi di poesia a pagamento. Sarebbe stato più carino, a questo punto, fare la pubblicità alle catene di negozi e alle lavatrici, come fece Tonino Guerra un po' di tempo fa. Molti si indignarono, ma almeno lo sapevi che cos'era, era un discorso (per certi versi) onesto. Non so come dirlo meglio, ma un poeta dovrebbe dire: usa 20 euro per comprare dei libri, non usa 20 euro per tentare il gratta e vinci. Chi pubblicizza un concorso a pagamento, boh, non lo so cos'è ma di sicuro non è una lavatrice. Non mi sa di pulito.

funerale

Oggi al funerale di Franco pensavo che un funerale in un centro piccolo come il nostro è un po’ come se morissi anche tu. Stai fermo in un punto e vedi passare la tua vita davanti agli occhi, nei volti di quelli che vivono intorno a te.

martedì 13 dicembre 2016

porci senza ali

Da astensionista quale sono stato (saggiamente) per anni, per una volta che sono andato a votare – il fatidico NO che mi è costato mille dubbi – adesso mi ritrovo che mi sento dire che quasi quasi è colpa mia se è andata come è andata e ci siamo impantanati nella melma (cit. Serra). Io vi dico che secondo me non ci siamo impantanati nella cacca adesso per questo, ma nella cacca ci stavamo già da un pezzo e come andava andava, andava sempre male. E comunque, spiegatemi, che politica è: o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra? Adesso però la colpa è mia se c’è un governo di cacca (Gentiloni) che ha modificato un governo di cacca (Renzi) che ha fatto le scarpe a un governo di cacca (Bersani, poi Letta) che ha ereditato un governo di cacca (Monti) che si è radicalmente sostituito ad altra cacca (Berlusconi) che si diceva l’unica alternativa alla cacca di Prodi. In mezzo ci sono così tanti stronzi galleggianti che il mare puzza e non si riesce a farli affondare manco con le bombe a mano – il primo che mi viene in mente è Angelino Alfano, che in altri contesti sarebbe paragonato a un gerarca, a un colluso oppure a un criminale di guerra. Né il rinnovamento è possibile con questo sistema che ho avvallato col mio NO di stampo reazionario, perché il rinnovamento non può essere dettato dallo scegliere le persone giuste al posto giusto, mai, ma soltanto dal rispettare i meccanismi previsti dalla vecchia costituzione che ho difeso anche se non sono grillino (cit. Viola) e dovrei quasi vergognarmene.
In tutto questo vi dico che non solo ho avuto la conferma della bontà delle mie scelte, e se non mi fanno cambiare idea in maniera radicale, non potendo votare una sinistra che sia credibile, non ci vado più a votare, mai più – tanto, comunque vada, fra finestra, minestra avvelenata o minestra riscaldata si muore uguale e male. Ma vi dico che visto che il sistema politico è una cacca, secondo me non dovrebbe andarci nessuno a votare, in massa, perché se ci vai allora lo avvalli un sistema così, sei complice dei maiali che ci sguazzano. E mi sono anche stancato di questa stronzata di cambiare le cose dall’interno. Non funziona, non funzionerà mai, a meno che non si sia disposti a cacciare certa gente con la forza (cit. Monicelli). Ma visto che per quello ci vuole coraggio e attributi (o fame) che molti non hanno mai avuto, preferisco mille volte la resistenza silenziosa di un Gandhi, la non collaborazione, la disobbedienza civile (lascio l’inciviltà ad altri). Ci vuole più tempo, ma ci si guadagna in dignità. Perché qua mi pare che l’unica cosa che ci siamo scordati tutti, a furia di sguazzare nella cacca, è la dignità delle proprie scelte. Un porco che non vola è solamente un porco (cit. Miyazaki), e io sto da quella parte. Per cui se alle prossime elezioni vai a votare, amico mio che leggi, sappi che per me l'Italia va di cacca anche per colpa tua, che sogni di avere le ali ma non fai nulla di buono per fartele spuntare, oppure peggio le ali non le hai mai avute nemmeno nella testa, perché c'è un sistema di cacca e tu ogni volta ci sguazzi, insoddisfatto, col tuo voto di porco.

lunedì 12 dicembre 2016

discorso sui calzini spaiati

Dove finiscono i calzini spaiati?
E quanto e perché nella casa di fronte
si bisticcia per quelli? Sia pure
un monito ai matrimoni imperfetti
che mi ricordano come da solo
un calzino non basti. E averne due vicini
occorre a poco senza i giusti
abbinamenti. Rischi poi che la misura
giunga al colmo del ridicolo
o del pianto se nell’altro
non riscontri più alcun segno di un già
prestabilito destino ma di un caso
senza più disegno. Qualcuno
si oppone con astuzia
comprando tutto nero. Ogni singolo capo
coordinato e intercambiabile
impermeabile al disastro. Altri
vanno a piedi nudi persino d’inverno.
Occorre molta cura
per resistere alle perdite di coppia
o rammendare i buchi.

è letteratura, questa?

La classe è anche quella cosa per cui afferri tutte le discussioni, articoli, apologie e critiche feroci da parte di scrittori e critici, fan e detrattori, gente che capisce o meno di scrittura, che si esprime su quello che fai, e mandi tutti a fanculo con il sorriso, senza scomporti un solo attimo. 

«...Ero fuori, per strada, quando ho ricevuto questa sorprendente notizia, e ci ho messo più di qualche minuto a elaborarla in maniera opportuna. Ho iniziato a pensare a William Shakespeare, la grande figura letteraria. Pensava a se stesso come a un drammaturgo. Il pensiero che stesse scrivendo della letteratura non avrebbe potuto entrare nella sua testa. Le sue parole furono scritte per il palco. Destinate ad essere recitate, non lette. Quando stava scrivendo l’Amleto, sono sicuro che stesse pensando a un sacco di cose differenti: “Chi sono gli attori più adatti per questi ruoli?” “Come dovrebbe essere messo in scena?” “Voglio veramente ambientarlo in Danimarca?”. La sua visione creativa e le sue ambizioni erano senza dubbio in cima ai suoi pensieri, ma c’erano anche le questioni più banali da affrontare. “Il finanziamento è a posto?” “Ci sono abbastanza buoni posti a sedere per i miei finanziatori?” “Dove posso procurarmi un cranio umano?” Scommetto che la cosa più lontana dalla mente di Shakespeare era stata la domanda: “È letteratura, questa?”».

Dal discorso di Bob Dylan per la consegna del premio Nobel, che si può leggere intero QUI.

venerdì 9 dicembre 2016

la poesia spacca

So una cosa. Che quando ho aperto il progetto Pietre Vive Editore, quasi quattro anni fa, dicendo che volevo pubblicare poesia, tutti mi prendevano per matto. "Chi cazzo la legge la poesia? Morirai di fame oppure chiuderai per debiti!" Fra alti e bassi, non mi sono mai indebitato con nessuno per i libri. L'estate scorsa ci si chiedeva se la poesia in Italia, editorialmente, fosse morta. Ma io ho pubblicato nell'ultimo anno cinque libri di poesia, tutti bellissimi. E ne ho altri due in cantiere. Vendo. Non numeri spaventosi ma c'è chi li compra. Quest'anno vedo moltissimi editori inaugurare nuove raccolte, nuove collane, tutte di poesia. Cimentarsi, innamorarsi, proporre e pubblicare cose che io sapevo da sempre essere giuste. La verità è solo una, per me. La poesia spacca, persino la corazza delle teste più dure. In alcuni paesi (non il nostro) dà persino voce alla rivolta.

scaramanzie

Stamattina, bando alle ciance e ai timori, sono andato in banca e ho firmato un mazzo di carte alto così. Qualcuno lo chiama rischio di impresa, io so solo che da ateo convinto sono uscito di lì e con una mano mi sono fatto il segno della croce, con l'altra mi sono toccato i genitali.

giovedì 8 dicembre 2016

miss abby road

Caro Signore o signora,
perché sei triste? Stai cercando un complice ideale
per le tue orazioni? Lascia che Abby ti aiuti.
La nostra società crea prodotti per ogni tua esigenza
e fa sempre un ottimo lavoro. Affidati ad essa
e ritroverai il sorriso. Per favore contattami
per richiedermi al più presto un preventivo
che potrebbe salvarti la vita. Contattami
se ti serve subito qualcosa – dal giornale di ieri
a una quarta in platica a colori. Un nuovo pacchetto
sul futuro. Cordiali saluti

Abby
dell’Ufficio Vendite

mercoledì 7 dicembre 2016

dono dell’amico

1

Sei invitato al club del sesso.
Dove troverai una moglie
od un’amante da una botta e via.
Tutte le ragazze amano il sesso
debosciato. E ogni amore debosciato
è un dono. La vergine e la madre
la bisessuale e la sua amica
tutte cercano un giovane pollone
per del sesso a tre.
Il nostro dono caldo e dolce
è qui che aspetta la tua mail.

2

Soltanto da noi trovi le donne più belle.
E vogliono soltanto del sesso da te!
Registrati, è facile. Clicca qui!
Le mature e le sposate, le amabili
studentesse in cam, le vicine sempre sole.
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pensato apposta per te. Ricorda!
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del pianeta!

revisionismo storico

Non ho saputo resistere e ho fatto l'aggiornamento al mio ultimo libro di poesie, Bestiario Fiorito, che comincia nell'aprile 2010 (mese della rottura in diretta fra Fini e Berlusconi, sancita dalla mitica frase: "Che fai, mi cacci?") e adesso finisce a dicembre 2016 con le dimissioni di Matteo Renzi che di quel libro è uno dei machiavellici protagonisti. La versione stampata che è in circolazione invece termina a novembre 2015, poco prima degli attentati di Parigi. Era anche quello un bel momento storico per finire un libro, ma le dimissioni di Renzi lo sono un pochino di più. Di questo mio aggiornamento saprete meglio e vedrete nel 2052, dopo che avrò compiuto i miei 75, quando Mondadori mi ristamperà negli Oscar con tutte le mummie poetiche sepolte intorno a me nello scaffale.

martedì 6 dicembre 2016

born to be blue

Born To Be Blue. Film bello e triste senza mai eccedere in nessuna della due direzioni, e soprattutto senza patetismi. Proprio com'era Chet Baker. La parte più bella è quella in cui viene descritto il rapporto di Chet con suo padre, mentre Ethan Hawke come interprete è encomiabile, ma ogni volta che canta ti vien voglia di tornare ad ascoltare l'originale. Colonna sonora di alto livello, anche se il pezzo da leone, secondo me, lo fa Haitian Fight Song, di Mingus, a circa mezz'ora dall'inizio che descrive stupendamente il tormento di Chet dopo che gli hanno spaccato i denti e non può più suonare. Tutto sommato lo consiglio. Dopo Miles Ahead e prima di I Called Him Morgan, è il terzo film su trombettisti che fanno quest'anno, ed è anche il terzo in cui si parla di un periodo di morte apparente dell'artista (dovuto in buona parte alla dipendenza dalla droga), quando tutto sembra finito ed è invece solo l'inizio della dura lotta per ritornare in cima. Mi chiedo che succede. Evidentemente nel mondo c'è bisogno di resurrezione.

mi hanno chiesto...

Mi hanno chiesto chi si nasconde dietro la copertina del mio ultimo libro.
Non ho saputo resistere.

lunedì 5 dicembre 2016

bella ciao

Oggi ho visto il servizio al tg in cui si vede il comitato del No di Roma che parte a cantare Bella Ciao alla notizia della vittoria. Mi sono venuti i brividi. Quelli sono i veri reazionari e io non voglio averci nulla a che fare. Una cosa è discutere di riforme, giuste o sbagliate che siano, per il Paese che verrà. Un'altra è giocare ancora alla Resistenza. Diventate grandi una buona volta.

sabato 3 dicembre 2016

la critica, al secolo passato

Ti accorgi di essere vecchietto anche quando ritrovi il manuale di letteratura che usavi al liceo (roba dei primissimi anni '90) e sfogliandolo ti accorgi che mancano del tutto scrittori fondamentali come Malaparte, Bianciardi, Caproni, Flaiano, Ortese, però c'è un intero capitolo dedicato alla letteratura teatrale, un altro intero a Quasimodo e uno agli "scrittori della fabbrica"... Tutto è molto politico e militante. Mentre Gadda sta in un sottocapitolo, così come Parise, Soldati, Manganelli: voci minori su cui la critica si stava ancora pronunciando. Sembra passato un secolo da allora. E infatti...

venerdì 2 dicembre 2016

son bella?

Finalmente sei qui, mio
notturno amico. Mi chiamo Katrina. E mi piace
un uomo col quale passare il mio tempo. Lo voglio
socievole, simpatico, gentile, proprio come sei tu.
Un uomo serio, passionale, sincero, che sia educato
e non picchi, di cui mi possa innamorare anch’io
e col quale creare uno speciale rapporto. Sono
tranquilla, sensibile, romantica, eppure comprensiva.
Rispetto il valore di una casa, e sogno una famiglia,
il matrimonio. E ho bisogno di un dialogo in amore
senza più ferirsi. O tu appassionato lettore
che stanotte condividi i miei pensieri e la speranza,
sapessi, ho così tanti interessi al di là del mio aspetto
che se solo tu volessi scoprirli mi scoppierebbe il petto
per la troppa emozione. E ho sogni rimasti nel cassetto
che invocano luce. Se tu volessi scrivermi, magari noi,
corrispondendo, ci potremmo incontrare
in un gelido inverno per bere viso a viso
da una tazza di caffè. Ti allego qui le mie foto. Son bella?
Tu mandami pure le tue. Ciao e a presto, mio
notturno amico e confidente. Tua

Katrina

dubbio

Ho sempre il dubbio, quando un grande vince un premio, se lo ha vinto perché è stato bravo oppure soltanto perché era già grande. Di certo se è grande è ingombrante e da qualche parte lo devi pur mettere: meglio sul palco che fra il pubblico, così non ruba l'aria e se scorreggia non senti troppo la puzza del suo mondo interiore.

giovedì 1 dicembre 2016

come puoi non saperlo?

Cosa stai facendo? –
Mi dispiace doverti avvisare in questo modo.
Ma sono un membro della Banca Mondiale, dipartimento etico
e so tutto del tuo triste Calvario e del fondo che mai
ti hanno svelato.

Da non molto –
per una petizione sollevata dalla comunità internazionale –
la Banca Mondiale ha completato un processo di fusione
e acquisizione di tutti i pagamenti in sospeso
sui fondi perduti.

Ho scoperto così che il mio capo
in combutta con altri funzionari devia i fondi stanziati
per risolvere i tanti casi come il tuo: eredità in sospeso, vittime
di truffe informatiche, fondi neri occultati e
mai più reclamati. Infami Contraenti Internazionali.

La Banca Mondiale
ha già approvato da tempo il pagamento del tuo fondo.
Ma hanno anche opportunamente bloccato
lo stesso pagamento per continuare a tassarti attraverso
i loro uffici associati e le filiali.

Ramificano ovunque –
dall’Africa al Regno Unito, dagli Stati Uniti all’Olanda.
Sempre nel continuo tentativo di affossarti
mentre s’ingrassano sulle tue ossa ormai spoglie. Mi chiedo:
come puoi non saperlo?

Ora scegli –
se credere o meno a questo mio grido d’allarme.
Ma la dottrina che m’innerva il giudizio
non mi consente il silenzio e per questo
ho cercato di raggiungerti il cuore con le mie semplici parole.

Del tuo fondo –
nessuno ovviamente ti ha informato – è autorizzato il pagamento
attraverso la Società di gestione del risparmio
della Banca Mondiale con richiesta
di una chiave di accesso e di un codice numerico.

Non appena risponderai al mio messaggio
ti fornirò la chiave dello scrigno coi dettagli
per ottenere la password e così contattare
la filiale della Banca Mondiale che effettuerà poi
il travaso.

Intanto ti ringrazio per l’ascolto
che pacifica il mio senso di giustizia.
Considero già questo un capitale!
Ti auguro dunque la più felice giornata.
E felice io stesso ti saluto.

Mr. Thomas Grey
Ufficio 2056 della Banca Mondiale

spam

Ho deciso che il mio prossimo libro di poesie lo chiamerò SPAM e saranno riscritture di alcune di quelle mail bellissime che ogni tanto ci arrivano, piene di storie folli o appassionanti come romanzi d'appendice. Se ve ne arrivano di degne sarebbe molto carino se le metteste da parte per me. Le colleziono.